Boom di clienti che non pagano: i creditori rafforzano le verifiche
Aumenta l’utilizzo delle indagini investigative prima di concedere dilazioni di pagamento
La crisi economica generata dal Covid-19 fa aumentare le insolvenze tra le aziende che utilizzano i crediti commerciali, vale a dire le dilazioni di pagamento concesse dai loro fornitori. Tanto che questi si preparano a cambiare l’approccio al credito. Le parole d’ordine sono più prudenza e più indagini investigative al momento della valutazione preventiva. E monitoraggio più stretto dei clienti una volta concesso il credito, prima di attivare la fase di recupero vera e propria.
È il quadro che emerge dall’indagine sulla gestione del credito condotta da Abbrevia Spa insieme all’Associazione credit manager Italia (Acmi), che riunisce oltre 600 professionisti del credito che lavorano nelle aziende, perlopiù di grandi dimensioni e multinazionali
L’indagine – alla quale hanno partecipato quasi 200 credit manager – analizza le policy e gli strumenti utilizzati dai professionisti chiamati a decidere se all’azienda per cui lavorano convenga o meno “fare credito”. L’analisi apre uno spaccato sugli effetti della crisi scatenata dalle misure di contenimento dell’emergenza sanitaria e sulle strategie allo studio da parte delle imprese per arginarli.
La fotografia
Le società del campione sono in larga parte di grandi dimensioni: il 57% ha oltre 100 milioni di fatturato e il 18% va dai 50 ai 100 milioni. Elevato è anche il valore medio delle forniture per cui la maggior parte delle aziende analizzate gestisce il credito: tra 10mila e 25mila euro per il 33% del campione e oltre 25mila euro per il 23 per cento.
Del resto, «la figura del credit manager – spiega Roberto Daverio, presidente Acmi -, di derivazione anglosassone, è riconosciuta soprattutto dalle multinazionali e dalle grandi aziende. È invece meno frequente che la funzione sia ufficializzata nelle Pmi, anche se di fatto hanno una figura che svolge i compiti di credit manager».
Ampio, poi, il ventaglio dei settori in cui le aziende monitorate dal report operano: dall’abbigliamento ai servizi finanziari e assicurativi, dall’elettronica ai beni di largo consumo, dalla sanità all’idraulica.
Un’attività, quella del credit manager, in cui ha un ruolo centrale la valutazione preventiva per decidere se concedere o no il credito. Per compierla, già oggi, secondo l’indagine, solo il 28% dei rispondenti utilizza unicamente le informazioni pubbliche, che si possono trarre ad esempio da visure o bilanci, mentre il 5% si appoggia ad accertamenti investigativi o reputazionali; e la maggioranza (il 65%) utilizza entrambi gli strumenti, a seconda del momento e del valore della fornitura. Una tendenza che «si accentuerà – assicura Daverio – perché le informazioni pubbliche offrono fotografie datate, non sufficienti per fare previsioni sul futuro, soprattutto dopo i cambiamenti avvenuti quest’anno».
Gli effetti della crisi
Nei fatti, anche sui crediti commerciali si misura l’impatto della crisi economica. Molti manager (l’80% degli intervistati) rilevano che nei mesi della crisi sono aumentati i clienti insolventi e i crediti insoluti o comunque le situazioni di difficoltà. Un campanello d’allarme, che sta portando alcuni credit manager (il 32% del campione) a “bonificare” il portafoglio clienti: non solo per far emergere quelli più in pericolo di insolvenza, ma anche per “categorizzare” gli altri, calcolare il livello di rischio globale e verificare se è sostenibile.
Ma le ricadute maggiori è probabile che si vedranno sulla fase di analisi preventiva alla decisione sul credito commerciale, che i manager dichiarano di voler adeguare al momento di crisi. Soprattutto adottando una maggiore prudenza (63% del campione), modificando i termini e le modalità di fornitura o pagamento (33%) e cercando più informazioni, anche investigative (20%). Aumenteranno anche le assicurazioni dei crediti (per l’8%), che oggi sono utilizzate da circa metà degli intervistati.
E quando la situazione precipita e i crediti restano insoluti i manager pensano di reagire rafforzando il contatto diretto con i clienti, per monitorare meglio l’andamento (il 63% dei rispondenti) e anticipando le azioni di recupero stragiudiziale (il 38%).
«Il ruolo del credit manager, in questo momento, è fondamentale per il sistema impresa italiano – osserva Cosimo Cordaro, amministratore delegato di Abbrevia Spa -. Lo studio conferma che l’impatto della crisi c’è già stato anche per le grandi realtà. Nel prossimo futuro le due vie di evoluzione saranno il superamento delle sole informazioni pubbliche come metodo di valutazione e il maggior rapporto con i propri clienti in ottica collaborativa».
Fonte: ilsole24ore